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LETTERA APERTA - AL PARLAMENTO DELLA REPUBBLICA ITALIANA 22/06/2004
Ci rivolgiamo a tutti i Senatori della Repubblica perché approvino al più presto il D.d.L. n. 1184 “c.d. Meduri” il quale, in tema di dirigenza penitenziaria, consentirà, di ribadire il principio che, all’interno dell’Amministrazione Penitenziaria, l’effettiva responsabilità di governo delle carceri permanga, nel rispetto della legge, ai Direttori Penitenziari per la loro posizione terza, imparziale, al fine di realmente garantire il giusto equilibrio tra le irrinunciabili esigenze della sicurezza collettiva con quelle, parimenti necessarie e fondamentali, di un carcere che sappia offrire ai detenuti ragionevoli ed effettive possibilità di riscatto sociale, all’interno di una cornice rispettosa della dignità umana, per un verso, e delle regole penitenziarie, per l’altro.
Oggi che il dibattito all’interno della società civile, EUROPEA ed internazionale, “riscopre” i pericoli insiti nei sistemi carcerari lasciati alla sola componente professionale deputata alla vigilanza, a prescindere se si tratti di custodire detenuti comuni o della criminalità organizzata o “nemici combattenti”, diventa ancora più necessario ribadire i concetti di legalità ed umanità che hanno fatto del sistema penitenziario italiano un sicuro punto di riferimento per quanti vogliano davvero combattere la criminalità in modo strutturato.
Gli obiettivi istituzionali penitenziari richiedono, obbligatoriamente, che la responsabilità di governo degli istituti penitenziari, e dei molteplici servizi connessi, soprattutto per quanto attenga l’area penale esterna, faccia capo a funzionari, dirigenti pubblici di alta, specializzazione, in regime di rapporto esclusivo di diritto pubblico con lo Stato Centrale e che ad esso immediatamente riferiscano.
Con il D.D.L. “Meduri” si scongiurano rischi di deriva custodialistica di tipo “militaristico” ed il carcere, pur aprendosi al confronto ed alla critica con la realtà sociale, potrà rappresentare un cardine fondamentale per la sicurezza della Nazione, in quanto luogo dove prevarrà il diritto, bandendo metodologie e pratiche capaci, al contrario, di favorire il nascere e lo svilupparsi di forme di proselitismo ideologico in grado di alimentare aggregazioni terroristiche, anche di matrice religiosa; l’esperienza del terrorismo politico “classico” dovrebbe ricordarci come il territorio delle carceri sia spesso risultato fucina di iniziazioni, strategie e alleanze malavitose e terroristiche.
Il precedente Governo che, per ragioni mai comprese, non volle riconoscere la peculiarità dei direttori, anzi modificò brutalmente con la legge finanziaria del 1998 uno status normativo che, fino a quel momento, così come avviene in tutti gli Stati Occidentali evoluti, ne garantiva la specialità e che, in assenza di quello, avrebbe contribuito a gettare nel caos un sistema che poggiava su delicati equilibri, aveva indotto i predetti funzionari, in assenza di una chiara declaratoria della loro funzione e carriera, in quanto considerati alla stregua di qualunque altro impiegato pubblico ministeriale, a manifestare un diffuso intento di pericoloso abbandono dell’amministrazione penitenziaria (sono, infatti, ancora senza risposta diverse centinaia di domande di mobilità in altre più “comode” amministrazioni pubbliche e diversi colleghi sono stati indotti a chiedere il pensionamento anzitempo, non sopportando lo stato mortificante delle cose).
Con il D.D.L. “MEDURI”, si riequilibrano le situazioni. Anche per questo auspicheremmo che pure le componenti più moderate e lungimiranti dell’opposizione si riconoscano, superando irragionevoli irrigidimenti ed in un’ottica di imparzialità, nella proposta la quale, fortemente attesa da tutti i direttori d’istituto penitenziario, di centro di servizio sociale, di ospedali psichiatrici giudiziari, nonché sostenuta dall’attuale Governo e dalla stessa Commissione Giustizia al Senato, deve considerarsi come ragionevolmente conseguente ad un sistema, giudiziario e dell’esecuzione penale, imperniato sui principi costituzionali fondamentali di legalità e di rieducazione: solo così potrà effettivamente realizzarsi una “sicurezza duratura” invece che una dura ed effimera sicurezza.
Nel sottolineare che il DDL risulta rispondere anche alle condizioni di copertura effettiva della spesa (circostanza questa di non poco conto), riponiamo eguale fiduciosa speranza di attenzione verso la nostra categoria da parte dei componenti la Camera dei Deputati.
Il problema della Giustizia non è, soltanto, quello dell’ordinamento giudiziario e di quanto avviene nelle aule dei tribunali, ma anche, drammaticamente, quello che ne consegue in termini penitenziari e di relativa organizzazione amministrativa.
Il Segretario Nazionale del SI. DI. PE.
Dr. Enrico SBRIGLIA

 

 

 

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