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LETTERA Prot. n.05/T/2012 del 19 aprile 2012 19/04/2012
Alle Colleghe ed ai Colleghi del Si.Di.Pe., Dirigenti penitenziari di Istituto Penitenziario e di Esecuzione Penale Esterna LORO SEDI
Oggetto: La forza dell’impegno culturale della dirigenza penitenziaria per il miglioramento del sistema penitenziario e della categoria.
Care Colleghe e Cari Colleghi,
nell’assumere l’onore e l’onere dell’incarico di Segretario Nazionale del Si.Di.Pe. che la Presidenza e la Segreteria del Consiglio Direttivo hanno ritenuto di conferirmi dopo le dimissioni del collega Enrico Sbriglia, desidero anzitutto porgerVi il mio più affettuoso saluto e assicurarVi la mia più sincera vicinanza, in un momento così difficile di grave emergenza penitenziaria, che Noi dirigenti penitenziari - insieme al personale del Corpo di polizia penitenziaria ed agli altri operatori penitenziari - stiamo vivendo: un’emergenza acuita dalla gravosa crisi economica che attanaglia il Paese e la stessa Europa e che, purtroppo, non lascia intravedere soluzioni in tempi brevi.
La grave situazione delle carceri, causata dal pesante sovraffollamento, che ha determinato la dichiarazione dello stato di emergenza, e la previsione di apertura di nuove strutture penitenziarie e di nuovi padiglioni detentivi sono, invero, circostanze ictu oculi incompatibili con la drastica riduzione delle risorse finanziarie per la gestione dei penitenziari ed ancor più con la progressiva riduzione degli organici, dirigenti penitenziari compresi. Difatti il carcere è realtà complessa e occorrerebbe, a fronte del grave sovraffollamento, implementare ulteriormente il personale di polizia penitenziaria, ancora assolutamente insufficiente, ma anche tutto quel personale che serve al funzionamento della macchina amministrativa (contabili, amministrativi ecc.), non meno di quello che deve occuparsi della gestione del detenuto sotto il profilo pedagogico e del reinserimento sociale (educatori, assistenti sociali, psicolgi, mediatori culturali ecc.)
In questo contesto anche gli sforzi tentati dal Ministro della Giustizia Paola Severino, per far fronte alla crisi del sistema penitenziario, rischiano di non trovare adeguato supporto.
Ritengo che il compito di un sindacato di dirigenti, quale è il Si.Di.Pe., non possa non partecipare ai grandi temi del carcere, perché solo attraverso la promozione di una cultura penitenziaria i problemi dell’esecuzione penale possono trovare risoluzione e con essi anche quelli di categoria, frutto di una scarsa consapevolezza, sedimentatasi nel tempo, dell’importanza del ruolo della dirigenza penitenziaria nel più generale sistema della giustizia.
Molto è stato fatto dal Si.Di.Pe. in questi anni sul piano della politica sindacale attiva per il riconoscimento della specificità professionale dei direttori di istituto penitenziario e di esecuzione penale esterna, e ciò ha consentito l’approvazione della legge Meduri, voluta e scritta dal Si.Di.Pe..
Un risultato che sembrava impossibile quando sottoposi personalmente il testo originario al Senatore Meduri il quale, sposando la causa dei direttori volle presentarlo insieme ad altri parlamentari facendolo diventare un disegno di legge che, dopo molte traversie, fu approvato dal Parlamento.
Molto è stato fatto dal Si.Di.Pe. anche sotto il profilo della promozione di una cultura sociale e penitenziaria, del carcere e sul carcere, che ha visto sempre di più il Si.Di.Pe., e con esso i dirigenti penitenziari, protagonista, per una reale affermazione di quei principi di legalità e di giustizia spesso solo affermati in vuote formule di stile da coloro che del carcere vogliono occuparsi, per gli interessi più vari, indossando i guanti della retorica, ma che non vivono, non conoscono, né comprendono il mondo penitenziario, le difficoltà ed i disagi degli operatori penitenziari e le spesso disperate condizioni di vita delle persone detenute.
Molto ancora si deve però fare.
Il momento di grave recessione del Paese fa registrare un arretramento di fatto dei diritti di tutti, e in questo contesto il mondo penitenziario, da sempre destinatario di una scarsa attenzione, subisce un arretramento ulteriore poiché, pur a fronte dei recenti sforzi del governo, la carenza di risorse acuisce un disinteresse culturale profondamente radicato all’interno della società nel corso degli anni, a causa di politiche, qualunque maggioranza abbia governato, per un verso o per un altro del tutto inadeguate.
Anche i diritti della dirigenza penitenziaria, a dispetto del riconoscimento dello status giuridico ed economico che con il D.Lgs. n.63/2006 dovevano concretizzarsi, hanno subìto un arresto che, con la crisi economica, sta portando ad un vero e proprio arretramento: senza contratto i dirigenti penitenziari non solo sono privati di quei riconoscimenti economici che gli competono (si pensi ad un trattamento non inferiore a quello della dirigenza contrattualizzata, all’indennità di posizione ed a quella di risultato) ma sono del tutto privi di uno status giuridico ed ordinamentale che, solo accennato, è come un feto che non possiede capacità giuridica.
Occorre allora un’azione sinergica della dirigenza penitenziaria rivolta all’affermazione della necessità concreta che si definisca il primo contratto di categoria, nell’interesse non solo della dirigenza penitenziaria ma anche del sistema penitenziario: non può funzionare un sistema complesso come il carcere laddove non si presti l’attenzione dovuta al personale sul quale grava l’onere del suo funzionamento, e men che meno se non si presta attenzione alla dirigenza penitenziaria, cioè a quei professionisti che quel sistema delicato e difficile devono dirigere e governare, peraltro in un momento dichiarato di emergenza. Sarebbe come legare ad un palo il comandante di una nave che sta pericolosamente rischiando di naufragare!
C’è poi il grave problema di una schizofrenica e incoerente azione politica, partita ieri ma non arrestata oggi, che dichiara lo stato di emergenza delle carceri, prevede l’apertura di nuove strutture penitenziarie e l’ampliamento di alcune di quelle già esistenti ma nel contempo riduce le dotazioni organiche del personale penitenziario e della stessa dirigenza penitenziaria: è come mettere in mare nuove navi senza marinai e senza comandante!
Se, prendendo a prestito il titolo del romanzo di Carlo Levi, “Cristo si è fermato ad Eboli”, la giustizia si è fermata nelle aule di giustizia: difatti l’art. 1 del D.L. 13 agosto 2011, n. 138 - convertito in legge, con modificazioni, dall'art. 1, comma 1, L. 14 settembre 2011, n. 148- al comma 3, dell’art 1 ha imposto un'ulteriore riduzione del personale , escludendo però, tra gli altri, i magistrati e il personale (VEDI NOTA 1) amministrativo operante presso gli uffici giudiziari (VEDI NOTA 2). Ci chiediamo: Siamo davvero sicuri che la dirigenza penitenziaria, dirigenza di diritto pubblico il cui trattamento giuridico è stato inserito al momento nel comparto sicurezza, sia stata correttamente non contemplata nell’esclusione dalla riduzione delle dotazioni organiche prevista dalla norma?.
La necessaria azione sinergica della dirigenza penitenziaria deve però passare anzitutto dalla forza delle idee.
E’ per questo che il Si.Di.Pe. ritiene fondamentale proseguire nell’operazione di promozione di una cultura penitenziaria, in tutte le occasioni sociali e istituzionali nelle quali occorre far sentire il punto di vista qualificato della dirigenza penitenziaria.
Più la dirigenza penitenziaria interverrà nel dibattito culturale, politico e sociale, più la questione penitenziaria e quella della piena attuazione della riforma della dirigenza stessa potranno avere delle risposte.
La voce della dirigenza deve però essere canalizzata per essere sentita efficacemente e il suo megafono non può che essere il sindacato.
Per questa ragione occorre che i dirigenti penitenziari parlino attraverso il megafono del Si.Di.Pe., dandogli ulteriore forza attraverso la propria adesione.
Il Si.Di.Pe. non ha mai amato le urla scomposte ed i proclami, la forza della sua voce è stata sempre nella qualità delle idee che ha affermato e in questa qualità c’è la forza culturale di una dirigenza che ha dimostrato di gestire un’emergenza penitenziaria mai vista prima.
Più voce avrà questo sindacato, più voce avrà ciascuno di Voi.
Il mio impegno, oggi più di ieri, sia per Voi una certezza, io però conto su ciascuno di Voi: farò e potrò fare qualcosa nella misura in cui la farete Voi!
Grazie.

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1) compresi gli uffici dirigenziali di livello non generale, e delle relative dotazioni organiche, in misura non inferiore al 10 per cento di quelli risultanti dall'applicazione dell’art. 2, comma 8-bis, del decreto-legge n. 194 del 2009

2) art.1, comma 5, D.L. n.138/2011: “Restano esclusi dall'applicazione dei commi 3 e 4 il personale amministrativo operante presso gli uffici giudiziari, la Presidenza del Consiglio, le Autorità di bacino di rilievo nazionale, il Corpo della polizia penitenziaria, i magistrati, l'Agenzia italiana del farmaco, nei limiti consentiti dalla normativa vigente, nonché le strutture del comparto sicurezza, delle Forze armate, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e quelle del personale indicato nell'articolo 3, comma 1, del citato decreto legislativo n. 165 del 2001. Continua a trovare applicazione l'art. 6, comma 21-sexies, primo periodo del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. Restano ferme le vigenti disposizioni in materia di limitazione delle assunzioni.”
Il Segretario Nazionale
Dr. Rosario Tortorella

 

 

 

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