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“NON FERMARSI” 16/09/2011
(LA VOLONTA’ COMUNE DI NON FERMARE IL PROCESSO AVVIATO PER LA STIPULA DEL 1° CONTRATTO DELLA DIRIGENZA PENITENZIARIA)

Carissime colleghe e colleghi, rispettando l’impegno assunto, il dr. GALLOZZI, Presidente della delegazione pubblica, ha convocato la seconda riunione con le OO.SS. della dirigenza penitenziaria di diritto pubblico.

A tal proposito allego il comunicato congiunto redatto con gli amici della FNS-Cisl, insieme ai quali costituiamo una delle delegazioni sindacali trattanti.

Per la cronaca, la nostra delegazione era composta Rosario TORTORELLA, Cinzia CALANDRINO ed il sottoscritto.

Nel corso dei diversi interventi, ivi compresi quelli degli amici della FNS-Cisl, pacati ma risoluti, abbiamo sottolineato come non intendessimo stoppare il processo di negoziazione avviato, ancorché non risultasse stabilito l’onere finanziario che dovrà necessariamente supportare il contratto.

Ribadiamo infatti il concetto semplice che: niente soldi, niente stipula.

Talché pur ove si arrivasse, ed è questo il nostro comune desiderio ed impegno di responsabilità, a definire la piattaforma e l’insieme delle norme e regole che ne deriveranno, esse potranno essere efficaci e consentiranno la firma dell’accordo, solo se, ovviamente, assicurate, nel corpo dell’atto, le risorse che daranno ad esso sostanza e vita.

Abbiamo anche inteso chiarire che un ragionevole punto di partenza, per le similitudini ed analogie che possono richiamarsi, può essere il contratto, o meglio lo svilupparsi contrattuale, della dirigenza prefettizia, seppure riteniamo che la specialità penitenziaria, il minor numero dei destinatari del trattamento e la rilevante gravosità dell’impegno professionale dei dirigenti penitenziari non trovino corrispondente aderenza al contratto della dirigenza prefettizia (insomma, crediamo che sia giusto pretendere di più, e non solo in termini meramente economici, ma anche di altri collaterali strumenti di protezione sociale).

Abbiamo preferito precisare un tanto in quanto ci è sembrato che vi fossero tentennamenti e dubbi al riguardo da parte della Funzione Pubblica che, invece, nell’incontro precedente era apparsa più determinata in tal senso.

Può pensarsi che il nostro potesse apparire un eccesso di zelo, ma per sgombrare il campo da titubanze e posture “al ribasso”, abbiamo voluto stoppare tale infelice ipotesi che avrebbe rischiato di offendere la categoria ed indurre le sigle ad irrigidimenti piuttosto che alla fluidità del confronto.

Ci è sembrato che la parte pubblica abbia recepito senza fraintesi questo dato di partenza imprescindibile e che non intendiamo porre in questione, fatto salvo che è nostro desiderio giammai migliorare e rendere più aderente alle nostre problematicità il disegno contrattuale in questione, vista la specialità professionale di cui siamo portatori.

Altra sigla, come intuite dal comunicato allegato, avrebbe voluto interrompere il percorso avviato, adducendo l’assenza diretta degli interlocutori politici, e quindi dell’impegno finanziario che il Governo deve assicurare, ma noi, parimenti ad altre OO.SS. partecipanti, abbiamo invece inteso proseguire i lavori, posto che riteniamo “in re ipsa”, quale espressione del Governo e quindi dei relativi ministri interessati, la delegazione pubblica che era composta da rappresentanti del Ministero della Pubblica Amm.ne ed Innovazione, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell’Economia e Finanza.

Inoltre siamo perfettamente consci, quantomeno sul piano professionale, visto che siamo operatori del diritto, che non esista norma che non abbia un peso economico, talchè inevitabilmente, costruendo una ipotesi contrattuale, ne deriveranno oneri ed onori.

Poi, come gli organi tecnici interloquiscano con le parti politico-governative di cui sono legittima espressione, è dato che riteniamo ininfluente all’organo sindacale il quale NON fa politica ma fa semplicemente e doverosamente tutela dei lavoratori della dirigenza penitenziaria.

E’ evidente, come si legge nel comunicato congiunto, che un contratto ha una funzione politica, offre il senso e la pesatura delle problematicità ad esso connesse in termini di politiche sociali, di welfare penitenziario e di sicurezza, ma il tavolo contrattuale di lavoro non può scadere in una sorta di agorà delle parti e dei partiti per esprimere assenso o dissenso verso il Governo, semmai il risultato, accettato o meno, diventerà motivo di un più duro confronto dialettico e, di conseguenza, politico-sindacale.

Ciononostante c’è chi ha considerato questo momento “inutile”, ma davvero non ne comprendiamo il perché in quanto va da se che affrontando tutti i temi e gli istituti giuridici che potranno riguardare il contratto, si andrà inevitabilmente ad effettuare un confronto con quella che è l’attuale situazione di assoluta deregulation che consente l’assiepamento delle risorse umane e finanche finanziarie o il loro inadeguato utilizzo. Si pensi, ad esempio, sul regime di missione del personale dirigente, sugli istituti economici che lo compongono e del perché vi siano alcuni che hanno il regime “pieno” nel trattamento economico, ed altri che invece costretti in altro modo: alberghi a quattro stelle per alcuni, caserme e strutture dell’amm.ne per la generalità !

Ma gli esempio potrebbero essere infiniti, per cui non andiamo oltre, certo è, però, che l’immobilismo giova soltanto ai raccomandati ed ai protetti, non certamente alla generalità dei colleghi ormai falcidiati dai pensionamenti e che devono farsi carico di tutto il sistema vero, quello cioè dove sono presenti i detenuti ed i problemi di un sistema penitenziario che vive una fase, per atto pubblico dello stesso governo, emergenziale.

Riteniamo, inoltre, che lo stesso Capo del DAP abbia tutto il legittimo interesse di vedere definita questa partita la cui mancata conclusione non gli consente di poter agire in piena sicurezza da ricorsi giurisdizionali, azioni legali, comprensibili resistenze e finte collaborazioni, il dipartimento sia in sede centrale che periferica, in un momento tra i più difficili della storia del sistema dell'esecuzione penale in Italia.

Che si sia registrata, comunque, una volontà positiva lo rileviamo anche dall’esortazione della parte pubblica di non interrompere il procedimento che, com’è noto, deve invece recuperare un rilevantissimo ritardo il quale ha consentito la formazione delle storture che tutti noi conosciamo e che non dubitiamo di denunciare nelle pertinenti sedi.

La prossima riunione è prevista per il 27 settembre p.v.; per quella data auspichiamo che la Funzione Pubblica ci trasmetta un possibile “canovaccio” dal quale partire, fermo restando che, ove ci fossero chiesti suggerimenti, non ce lo faremo ripetere per la seconda volta.


IL SEGRETARIO NAZIONALE
ENRICO SBRIGLIA

 

 

 

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